MILANO - Dopo un esordio abbastanza tranquillo, il decreto anti-fumo registra i primi episodi eclatanti. Nel secondo
giorno di normativa i controlli effettuati nelle varie città, con l'ausilio anche di personale in borghese, hanno evidenziato diverse infrazioni alle norme anche con qualche, isolato, caso di isteria post-legge.
MINACCE CON PISTOLA - A verdesela brutta è stato, in particolare, il gestore di una pizzeria di Bologna. Verso le 3 di notte un cittadino del Bangladesh di 21 anni, che gestisce un locale in via Rizzoli, nel cuore della città felsinea, ha chiesto a un cliente, sicuramente un italiano secondo il racconto dell'esercente, di non fumare e questi per tutta risposta, dopo un'animata discussione, lo ha minacciato mostrandogli una pistola che aveva in cintola e dopo averlo insultato è andato via. L'episodio è stato denunciato alla polizia.
ANCHE I CARABINIERI IN CAMPO - L'introduzione del divieto di fumo nei locali pubblici, ha di fatto aggiornato anche l'attività del carabiniere di quartiere che oltre a svolgere le normali mansioni di contatto con la cittadinanza, dall'entrata in vigore della legge Sirchia, ha compiti di controllo. A Perugia, è stato individuato un anziano signore che all'interno di un bar si era acceso la pipa mentre leggeva il giornale: fatto notare dal carabiniere presente che vigeva un divieto assoluto di fumo, l'uomo si è scusato uscendo dal locale motivando che «aveva acceso la pipa per abitudine e per mera dimenticanza del divieto». Non è stato ovviamente multato.
PRIMO TRASGRESSORE ALLA CAMERA - La legge Sirchia fa la prima vittima anche a Montecitorio. Il primo «fuorilegge» tra i politici è stato un deputato dell'Udeur, Mauro
Fabris che per distrazione si è acceso una sigaretta alla Camera. «Sì, il collega Fabris si era dimenticato del divieto...», ha sorriso Nuccio Cusumano, deputato dell'Udeur che giustifica il compagno di partito.
Altri parlamentari, a partire dal leader dei comunisti italiani Oliviero Diliberto hanno già annunciato invece che fumeranno volontariamente dove non si può come forma di protesta non violenta nei confronti della nuova normativa.