Il colosso dei chip attacca la Sbf di Fuorigrotta per inibire
l'uso del marchio "G Genoa Power Inside"
Il ceo di Intel Craig Barrett (Epa)
NAPOLI - E' la solita storia. Quella di Davide contro Golia. La Intel corporation, maggior costruttore al mondo di microchips, ha deciso di intentare causa ad un'azienda elettronica napoletana, la Sbf, fondata nel 1987 con un capitale sociale di appena 20 milioni di lire, ma cresciuta nel corso di questi anni. La controversia è in corso davanti al tribunale civile di Napoli ed è stata promossa dal colosso americano del settore informatico nel settembre 2003 per far dichiarare la nullità e inibire l'uso del marchio G Genoa Power Inside (utilizzato ora per i computer assemblati dall'azienda di Fuorigrotta) registrato dalla società napoletana nel 1994.
Secondo i legali dell'azienda Usa, ciò provocherebbe infatti confusione con il proprio marchio Intel Inside ledendo i propri diritti. Una tesi contestata dagli avvocati Bruno Capponi e Davide Cesiano, legali della Sbf elettronica per i quali «non può sussistere alcuna confondibilità» tra i due marchi in quanto non si ravvisano analogie grafiche nè cromatiche. Tutta la controversia ruota dunque intorno alla parola inglese «Inside»: i legali della Sbf sottolineano che a livello comunitario sono registrati ben 116 marchi dove è presente questa parola. Il fatto che esistono molte registrazioni «è indicativo della genericità della parola stessa» e pertanto l'espressione «non è in grado, di per sè sola, di individuare e di richiamare alla mente del consumatore il collegamento con l'impresa titolare del marchio Intel Inside». L'udienza per le conclusioni è fissata per marzo.
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